XXI - Redde rationem

a cura di Andrea Tilatti

proposta per un numero monografico

Sono passati novant’anni dalla pubblicazione de I re taumaturghi, uno dei libri di Marc Bloch che tutti i medievisti (o quasi) dicono di aver letto. Molti quel libro lo hanno letto davvero e si sono accorti – tra le molte lezioni di metodo – anche dell’uso, per dir così, “qualitativo” che Bloch fece di una fonte, per lo più sino ad allora trasandata, se non da pochi arcigni specialisti: i registri dei conti delle camere regie francese e inglese. Alcuni, tra i molti, hanno provato a leggere fonti simili per estrarne elementi di storia religiosa. Nel corso della propria esperienza, essi hanno certamente condiviso l’annotazione di Bloch: «I documenti di questo genere sono di interpretazione molto difficile; non ci si può accontentare di spulciarvi a caso qualche particolare; per sfruttarli bene bisogna esplorarli metodicamente» (p. 439, della trad. it., Einaudi, Torino 1973). Per comprendere i messaggi affioranti da tali documenti, dunque, è necessario immergerli in un contesto documentario e di conoscenze storiche molto più articolato ed esteso.

Con tale premessa si è voluto focalizzare l’attenzione per la FONTE PRIVILEGIATA in questa proposta di volume monografico: i LIBRI CONTABILI, di entrata e uscita, conservati soprattutto per i secoli conclusivi del medio evo e per la prima età moderna. Non tutti i libri contabili: non quelli di un mercante o di una compagnia commerciale o bancaria, nemmeno i libri dei comuni o di famiglie aristocratiche, ma quelli prodotti da o per un’istituzione ecclesiastico-religiosa. Il campo va ancor meglio circoscritto, però.
Sono state numerose, e sono anche recenti (in Italia, in Inghilterra, in Francia...), le ricerche che hanno focalizzato l’attenzione sui riflessi dell’economia complessiva e sulle modalità di amministrazione economica della Chiesa medioevale: dalla dimensione delle parrocchie, a quella delle chiese episcopali, sino al funzionamento della curia pontificia, nella sua complessa organizzazione. Altrettanto gloriosa la tradizione degli studi relativi all’economia monastica, o a quella degli ordini medicanti, per arrivare sino al variegato universo delle confraternite e degli enti assistenziali.
A livello paradigmatico, per gli orientamenti/interessi storiografici ad essi sottesi, si indicano solo alcuni testi:
• L’institution ecclésiale au Moyen Age, «Mélanges de l’École française de Rome. Moyen Âge - Temps modernes», 96 (1984), p. 241-394.
• La paroisse en Languedoc (XIIIe-XIVe siècles), Toulouse 1990 («Cahiers de Fanjeaux», 25)
• La parrocchia nel Medio Evo. Economia, scambi, solidarietà, a cura di A. Paravicini Bagliani, V. Pasche, Roma 1995
• L’economia dei conventi dei frati Minori e Predicatori fino alla metà del Trecento, Atti del XXXI Convegno internazionale, Assisi, 9-11 ottobre 2003, Spoleto 2004
• Economie et religion. L’expérience des ordres mendiants (XIVe-XVe siècle), ed. N. Bériou, J. Chiffoleau, Lyon 2009
È evidente che tale elenco è privo di qualsiasi pretesa di completezza, ma addita approssimativamente una strada esegetica, che si vorrebbe applicare in modo privilegiato a un tipo di fonte (i libri contabili, appunto) per esaminarne i lineamenti assunti in una specifica dimensione istituzionale: quella delle PARROCCHIE, ma senza rinunciare a sguardi comparativi, per esempio nel campo degli ordini mendicanti, data la loro inframmettenza nella pratica pastorale, specialmente nelle città. Di questi libri di conti parrocchiali si vuole verificare l’esistenza, la consistenza numerica, la cronologia, le caratteristiche estrinseche e intrinseche, il significato contingente, storico e la loro interpretazione peculiarmente religiosa… L’arco cronologico proposto comprende i secoli che vanno dal XIII/XIV al XVI.
Si vorrebbe che i collaboratori, pur concentrandosi sullo studio delle fonti parrocchiali, ne valutassero la funzionalità per la ricostruzione o l’interpretazione squisitamente e serenamente storica di un medioevo e di una società culturalmente cristiana, tanto nella teoria, quanto nella prassi.
Il campo privilegiato di ricerca potrebbe concentrarsi sulla penisola italiana, individuando collaboratori disposti geograficamente quanto più possibile dal Nord al Sud , ma con il desiderio di misurarsi, sia per un punto storiografico, sia per l’approfondimento di alcuni casi peculiari, con alcune realtà straniere: Inghilterra , Francia, Svizzera, Germania, Spagna… 

Le lingue ammesse, oltre l’italiano, sono l’inglese e il francese.
Si pensa una dozzina di contributi di circa 50-60.000 battute, note comprese, ai quali va aggiunto un breve riassunto in inglese o da tradurre in inglese.
Il termine di consegna previsto è il 31 dicembre 2014.